
Avendo guadagnato il diritto, dopo molti anni di fedeltà, di essere incostante verso la mia stazione termale inglese, per due o tre stagioni sono andato a ritemprarmi in una stazione termale francese. Un tempo essa mi era nota unicamente come una città attraversata da una strada molto lunga, con un mattatoio a una estremità e un battello a vapore all’altra. Sembrava mio destino vederla sempre solo all’alba nelle mattine invernali, quando, nei giorni precedenti le ferrovie internazionali, sveglio quel tanto che bastava per rendermi conto che ero spiacevolmente addormentato, era mio destino percorrerla con un rumore di acciottolio sulla diligenza da Parigi, con un mare di fango dietro di me e un mare di onde agitate davanti. A proposito di questo mostro, la mia fantasia ricorda un francese coraggioso con un berretto di pelle di foca e un cappuccio intrecciato sopra, mio compagno di viaggio nella suddetta carrozza, che, svegliandosi con un viso pallido e sfatto e guardando tristemente la fila rumorosa di trasgressori che si divertivano fanaticamente a uno strumento di tortura chiamato ‘Bar’, mi ha chiesto se non avevo mai sofferto di mal di mare. Per preparare la sua mente all’abietta creatura che stavo per diventare e per offrirgli consolazione, gli ho risposto: “Signore, il vostro servo è sempre ammalato quando è possibile esserlo.” E lui, per nulla rallegrato dal luminoso esempio, ha risposto: “Ah, cielo, ma io sono sempre malato anche quando è impossibile esserlo.”

Nel terzo posto, i prigionieri vengono rinchiusi in una prigione buia, in due o tre nella stessa cella, per essere esaminati come se fossero dei passaporti viventi. Nel vano della porta c’è un militare che usa il braccio come una sbarra. Di solito, durante queste cerimonie nella mente dei Britannici sono presenti due pensieri. Il primo è che sia necessario cercare di raggiungere velocemente la cella lottando violentemente, come se essa fosse un salvagente e la prigione una nave che affonda. Il secondo è che il braccio del militare è un affronto nazionale, di cui il governo a casa si dovrebbe occupare immediatamente. E dato che i Britannici hanno la mente e il corpo infiammati da queste fantasie, danno risposte deliranti alle domande e mettono in atto azioni stravaganti. Così, Johnson si ostina a

Quando si è riusciti a raggiungerla, tuttavia, la stazione termale francese è un posto molto gradevole. Ha una campagna varia e bella tutt’intorno e molte cose gradevoli e caratteristiche all’interno del centro abitato. Per la verità, con meno cattivi odori, meno rifiuti che marciscono, un sistema migliore di canali di scolo e una maggiore pulizia in molte parti, essa sarebbe più salubre. Ma è una città luminosa, ariosa, piacevole e allegra.
Se vi capitasse di passeggiare in una delle tre grandi strade lastricate verso le cinque del pomeriggio, quando i delicati profumi della cucina riempiono l’aria e le finestre degli hotel, di cui essa è piena, offrono rapide apparizioni di lunghe tavole apparecchiate per la cena, rese sontuose dai tovaglioli piegati a forma di ventaglio, decidereste che è una città straordinariamente buona per mangiare e bere.
La città antica, cinta di mura, ricca di pozzi di acqua fresca, è in cima a una collina che oggi si trova all’interno del quartiere degli affari e lo sovrasta. Se invece di essere in vista dell’erba che cresce nelle crepe delle bianche scogliere di Dover nelle giornate limpide, essa si trovasse ad alcune centinaia di miglia dall’Inghilterra, voi sareste da tempo annoiati a morte da questa città. E’ più pittoresca e caratteristica della metà dei luoghi un tempo incontaminati, trasformati poi in luoghi artefatti dai turisti che seguono le guide come pecore. Per non dire nulla delle sue case dai cortili austeri, degli angoli curiosi, delle strade bianche e tranquille nella luce del sole, su cui si affacciano molte finestre, dell’antico campanile che sarebbe citato negli album e negli annuali di questi ultimi cento anni se fosse più costoso da raggiungere. Per fortuna, dato che si trovano nella mia stazione termale, essi sono sfuggiti molto bene all’attenzione generale e li si può amare in modo naturale, secondo il proprio gusto, senza bisogno di farsi venire le convulsioni. Considero come un dono del cielo il fatto che Bilkins, l’unica autorità in fatto di Gusto, non abbia mai preso in considerazione, per quanto mi è dato sapere, la mia stazione termale francese. Bilkins non ha mai scritto nulla su di essa, non ha mai suggerito nulla da vedere, non ha mai indicato le misure di nulla, l’ha sempre lasciata stare. Per il sollievo che ne deriva, che il cielo benedica la città e la memoria dell’immortale Bilkins allo stesso modo.

Lungo le vecchie mura, che delimitano i quattro lati della città alta, c’è una passeggiata incantevole, ombreggiata dagli alberi che si curvano ad arco su di esse, e dalle quali si possono gettare rapide occhiate sulle strade sottostanti, cambiando punto di vista sulla città, sul fiume, sulle colline e sul mare. Alcune case austere, radicate nelle strade sottostanti ed emergenti a nuova vita in cima, hanno le porte, le finestre e persino i giardini sui bastioni. Un bambino entra nel cancello di una di queste case, sale molti gradini e riappare alla finestra del quarto piano. Potrebbe credersi un nuovo Jack, arrivato in una terra incantata scalando il gambo di una pianta di fagiolo. E’ un luogo meravigliosamente popolato di bambini inglesi, con governanti che leggono romanzi mentre passeggiano lungo i viottoli ombreggiati; con bambinaie sedute sulle panchine a scambiarsi pettegolezzi; con nutrici sorridenti dalle cuffie bianche come la neve. I bambini piccoli indossano copricapi di paglia a forma di alveare, di cestino da lavoro o di cuscino per l’inginocchiatoio. Tre anni fa c’erano tre vecchi pieni di rughe, uno dei quali aveva un nastro rosso logoro e spelacchiato all’occhiello. Si vedevano camminare in mezzo ai bambini, prima di cena. Se passeggiavano per farsi venire l’appetito, di sicuro essi dovevano vivere en pension, con un contratto d’appalto, altrimenti la loro povertà avrebbe reso l’azione imprudente. Erano curvi, con gli occhi cisposi - dei vecchi noiosi, trasandati e malconci - ma non senza un’ombra di distinzione nella loro persona. Parlavano poco fra di loro e davano l’impressione che, se avessero avuto abbastanza energia per esprimere un’opinione, essi sarebbero stati politicamente scontenti. Una volta abbiamo sentito Nastro Rosso lamentarsi debolmente con gli altri di un furto, di qualcuno che era ‘un ladro’ e tutti e tre hanno disposto la bocca come per digrignare i denti, se li avessero avuti. L’inverno successivo ha visto di nuovo insieme Nastro Rosso e i due Nastri Sbiaditi, ma l’anno dopo erano rimasti solo in due in mezzo alla confusione di cerchi e di bambole, misteriosi ma familiari ai bambini, la maggior parte dei quali li consideravano degli esseri inoffensivi, mai stati bambini e ai quali i bambini non potevano mai somigliare. Un altro inverno è venuto e un altro uomo se n’è andato. Quest’anno, l’unico rimasto del triumvirato sedeva da solo su una piccola panca solitaria – ormai camminare non lo attraeva più - con i cerchi e le bambole sparpagliate intorno a sé come al solito.

Nella nostra stazione termale francese c’è anche un mercato del pesce, formato da alcune casse di legno disposte lungo la strada che si apre verso il porto. Le barche da pesca francesi sono famose ovunque e i pescatori di qui, che amano i colori vivaci e sono fra le persone più pittoresche che abbiamo conosciuto, solo secondo Bilkins hanno un gusto sobrio. Essi possiedono un quarto della città, occupano interi villaggi sulle colline circostanti, frequentano chiese e cappelle riservate, dove si sposano fra di loro; hanno usanze proprie e non cambiano mai la foggia dell’abito. Appena i bambini sono in grado di camminare, vengono equipaggiati con un lungo berretto da notte rosso e, da grandi, preferirebbero andare in mare senza la testa piuttosto che senza questa indispensabile appendice. Indossano raffinati stivali, con la parte superiore ripiegata e sporgente in fuori, e si avvolgono in una tuta meravigliosa, con pantaloni da donna, fatti all’apparenza con la tela delle vele incatramata, così induriti dalla pece e dal sale che chi li indossa procede camminando a gambe larghe, in mezzo alle barche, ai barili, alle reti e al sartiame, una camminata particolare, dondolante, che è uno spettacolo da non perdere.

Le donne più giovani vanno al mare a piedi nudi, buttano le ceste nelle barche quando queste si avvicinano con la marea e prenotano i primi frutti della retata con promesse propiziatorie di amare e sposare il caro marinaio che, come un Angelo, le riempirà. Queste donne hanno le gambe più belle mai scolpite dalla Natura nel mogano più splendente e camminano come Giunone. I loro occhi sono così luminosi che, accanto ad essi, i loro lunghi orecchini d’oro sembrano opachi. Sono belle, con i loro visi freschi e graziosi, le sottovesti pulite ed eleganti, mai troppo lunghe, le calze del colore delle more, o blu, marroni, porpora, lilla, fatte a mano dalle donne più anziane, che siedono dappertutto sferruzzando, sferruzzando da mane a sera mentre si prendono cura dei bambini, che hanno l’aspetto di olandesi. Che meraviglia questi piccoli, con le loro vivaci giacche blu, anch’esse fatte a maglia, aderenti alla graziosa corporatura; che meraviglia la grazia naturale con cui indossano il copricapo più ordinario o avvolgono un comune fazzoletto attorno alla folta capigliatura. Considerando queste premesse, non ci ha minimamente sorpresi il fatto che non abbiamo mai incontrato nei campi, sulle strade polverose, vicino ai mulini a vento o sui tratti di erba dolce al di sopra del mare alcun giovane pescatore della nostra stazione termale francese in compagnia di una giovane pescatrice. Soltanto il braccio di quel pescatore era sempre, invariabilmente, senza assurdi tentativi di mascherare una necessità così ovvia e inevitabile, attorno al collo o alla vita di quella pescatrice. E non abbiamo dubbi che le case e le terrazze una sopra l’altra, gli indumenti vivaci stesi qua e là al sole sui parapetti di pietra non levigata, l’insieme gradevole degli oggetti visti attraverso le reti scure appese ai pali ad asciugare siano, negli occhi di ogni giovane pescatore, un effluvio di amore e bellezza dedicato alla dea del suo cuore. Inoltre, c’è da osservare che queste sono persone laboriose, oneste e amanti della casa. E benchè sia consapevole che, dietro invito imperioso di Bilkins, è mio dovere cadere in ginocchio e adorare i Napoletani, ho l’ardire di affermare che preferisco di gran lunga i pescatori della mia stazione termale francese, specialmente dopo la mia visita a Napoli fatta quest’anno, in occasione della quale ho trovato solo quattro categorie di uomini in tutta la città, vale a dire: lazzaroni, preti, spie e soldati, ognuno dei quali chiedeva l’elemosina, dopo che il governo paternalistico aveva mandato in esilio tutti gli abitanti, ad eccezione dei furfanti. Ma nella mia mente la stazione balneare francese è unita alla figura del padrone di casa, il signor Loyal Devasseur, cittadino e consigliere comunale. Permettetemi di presentarlo.
Il suo cognome è Loyal, ma dato che è sposato e che da queste parti


Un tempo il signor Loyal era un commerciante. E non si possono trattare affari con i negozianti della città o lasciare il proprio biglietto da visita con l’indirizzo del signor Loyal senza che i visi davanti a voi si illuminino. Dubito che ci sia, ci sia stato, ci sarà un uomo così universalmente bene accetto alle persone quanto il signor Loyal. Quando parlano di lui si fregano le mani e ridono. E’ un così bravo figliolo, un ragazzo coraggioso, uno spirito generoso quel signor Loyal! E’ la pura verità. Ha la natura di un gentiluomo. Coltiva la terra con le sue mani (assistito da un aiutante, che ogni tanto ha la luna di traverso), scava e vanga da mane a sera sudando profusamente, sempre al lavoro, come dice lui, ma la polvere, il fango, le erbacce, l’acqua e le macchie di cui è ricoperto non possono nascondere il gentiluomo che è in lui. Un uomo corpulento, dalle spalle larghe e il viso abbronzato, il cui portamento da soldato lo fa sembrare più alto di quanto non sia. Se lo si guarda negli occhi luminosi, quando sta di fronte nella sua camicia da lavoro e cappello, non particolarmente ben rasato e coperto di terra, si scoprirà nel signor Loyal un gentiluomo dal carattere gentile, la cui parola vale quanto una firma. Quando egli racconta in modo vivace il suo viaggio a Fulham, vicino a Londra, per comprare centinaia di piante per la sua Proprietà, che era allora una collina brulla e desolata, e la sua permanenza a Fulham per tre mesi, le sue serate conviviali con gli ortolani, il banchetto finale prima della sua partenza, con gli ortofrutticultori in piedi come un sol uomo, intenti, secondo l’usanza di Fulham, a far tintinnare i bicchieri e a gridare: “Viva Loyal!”, non ha torto.
Il signor Loyal ha una moglie deliziosa, ma non ha figli, perciò si dedica con piacere alla preparazione dei figli dei suoi affittuari, correndo e facendo qualsiasi cosa con loro o per loro, sempre con grande buon cuore. Ha un temperamento molto gioviale e la sua ospitalità è senza limiti. Alloggiate un soldato da lui e ne sarà deliziato. L’estate scorsa ha ospitato trentacinque militari, che in due giorni sono diventati grassi e con la faccia rubizza. E’ una leggenda fra le truppe acquartierate da lui e vissute nell’abbondanza. L’uomo fortunato che pescava il biglietto con il nome del ‘signor Loyal Devasseur’ faceva sempre un salto in aria, anche se era rigidamente inquadrato nei ranghi e in ordine di marcia. Il signor Loyal non approva nulla che sembri screditare la professione militare. Una volta abbiamo accennato a un dubbio sorto nella nostra mente sul fatto che un soldo al giorno per le piccole spese - tabacco, calze, bevande, bucato e altre cose materiali - non lasciasse un grande margine per i piaceri di un soldato. “Pardon! - ha detto il signor Loyal, trasalendo - Non è una fortuna, è vero, ma, à la bonne heure, è più di quanto fosse in passato!” In un’altra occasione gli abbiamo chiesto com’era possibile che quei contadini che vivevano nei dintorni in una sola stanza con tutta la famiglia alloggiassero un soldato una notte sì e una no e si occupassero di lui. “Fede. – rispondeva il signor Loyal, con riluttanza – Offrire un letto, un fuoco per cucinare e una candela, dividere la cena con quei soldati, che non è possibile lasciar mangiare da soli.” “E che indennità ricevono per questo?” abbiamo chiesto. Il signor Loyal ha raddrizzato la schiena, ha fatto un passo indietro, ha appoggiato la mano sul petto e ha detto solennemente, come se parlasse a nome suo e di tutta la Francia: “Ma signore, è un contributo per lo Stato!”
Secondo il signor Loyal qui non piove mai. Quando è impossibile negare che stia piovendo a torrenti, egli dice che il tempo sarà bello, incantevole e magnifico domani. Afferma che nella Proprietà non fa mai caldo e allo stesso modo non fa mai freddo, mentre i fiori sbocciano contenti di crescere. E’ come il Paradiso, il Giardino dell’Eden.




Gli Inglesi formano una parte considerevole della popolazione della stazione termale francese e sono giustamente considerati e rispettati, anche se alcuni modi di rivolgersi a loro sono abbastanza strani. Una lavandaia, ad esempio, ha messo davanti alla casa un cartellone in cui annuncia di essere in possesso del curioso apparecchio britannico detto ‘miscelatore’, mentre un taverniere ospita nel suo locale il celebre gioco inglese chiamato nokemdon.
Un aspetto sommamente piacevole della stazione termale è che la lunga e costante fusione delle due grandi nazioni ha insegnato ad entrambi ad amarsi a vicenda, ad imparare gli uni dagli altri, a mostrarsi superiori ai pregiudizi assurdi che resistono nelle persone deboli e ignoranti dei due paesi.

Nella stazione termale francese il suono delle trombe e il rullo dei tamburi vanno avanti senza interruzione e anche lo sventolio delle bandiere è continuo. Ammetto con gioia di considerare la bandiera un oggetto molto bello e questi segni esteriori di innocente vivacità mi stanno a cuore. Gli abitanti delle città e delle campagne lavorano sodo; sono sobri, moderati, bonari, spensierati, straordinari per il loro modo di fare affascinante. Solo pochi individui eccessivamente biliosi riuscirebbero a non rispettarne il carattere, così facilmente, innocuamente e con tanta facilità soddisfatto.